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La gatta

Stasera ho assistito in diretta alla morte della gatta del quartiere. Per alcuni era Chicca, per me era Bella, per altri chissà.
L’hanno uccisa stasera intorno alle 21.00, proprio sotto casa,a casa sua. Noi tornavamo da Qi Gong e abbiamo notato subito un movimento sotto casa e una macchia scura, un cerchio di sangue che si allargava. La gatta era lì, inerme. Mani pietose l’hanno posata in un cartone, poi è arrivato dal balcone un sacco di plastica rosa, quello per la spazzatura, ma nessuno aveva il coraggio di infilarla lì dentro. Intanto dalla pizzeria di fronte hanno buttato acqua per terra per lavare il sangue e l’acqua rossastra è passato sotto i piedi di noi che vegliavamo la gattina.
Probabilmente era incinta. Giusto qualche settimana fa l’avevo vista amoreggiare con il gatto malandato e fiero che tante volte aveva litigato con Zabù. E tutto il quartiere si era accorto di questo amore che di notte soprattutto si sentiva eccome. Ma a parte questo, la gatta non dava fastidio a nessuno. Era anzi in un certo senso un elemento decorativo di questa parte del centro storico. Ho sentito un uomo stasera dire con un filo di voce: Era l’unica cosa bella che avevamo qui.
Già. Non ce la passiamo bene noi del centro storico, maltrattati dall’amministrazione, dai vigili che a noi fanno le multe ma che quando servono non ci sono mai, dai calcinacci che cadono quando c’è vento, dalla pioggia che non lascia scampo e crea immensi laghi perchè non ci sono vie di fuga per l’acqua, dai ragazzotti rumorosi del fine settimana, da quelli che raccolgono la spazzatura quando gli pare, dal postino che non arriva, da quelli che entrano senza pass… da quelli che vanno a tutta velocità tra le nostre strade strette. E chissà a che velocità andava quello che guidava l’auto che ha travolto la gatta in un punto pericoloso, dove sbucano bambini e dove si dovrebbe rallentare. Ma dove andava, che fretta aveva, perchè? Sia maledetto. Come siano maledetti tutti quelli che fanno del male ai piccoli, a coloro che non possono difendersi. Stupidità contro Innocenza.
Ogni giorno, estate o inverno, lei,la gatta era lì, su una macchina, o sotto se faceva freddo. O sulla pedana di legno. Quanto le piaceva la pedana.
La vedevo ogni giorno, mattina e sera, la gatta, e la salutavo “ciao bella”.
Non la vedrò più. Stasera le ho dato l’ultimo saluto. Ho accarezzato il suo corpicino ancora caldo ma privo di vita, sembrava dormisse, con il pelo bianco tinto di rosso. Le ho chiesto scusa, a nome del genere umano.
Sul cofano della nostra macchina ci sono ancora le sue piccole impronte.